Per presentare il progetto “Brigata del Pratello” non poteva mancare la voce dei ragazzi, per i quali e con i quali questa iniziativa ha preso forma e forza. Con i ragazzi ‘veterani’ del percorso di ristorazione in IPM (gestito dal FOMAL e finanziato dalla Regione Emilia Romagna), ovvero che hanno partecipato in precedenza e che sono stati proposti anche quest’anno per il percorso formativo, abbiamo creato uno spazio di pensiero e di parola per raccogliere idee, opinioni, speranze, timori per l’iniziativa che sta per avviarsi.
I ragazzi hanno innanzitutto accennato al significato che ha avuto per loro partecipare al corso di ristorazione, sottolineandone il valore in termini di acquisizione di competenze professionali, sia in termini di esplorazione delle proprie potenzialità. “Per me è stata una scoperta, cioè che ho scoperto una passione che non pensavo di avere” ha, ad esempio, dichiarato un ragazzo. Altri, invece hanno sottolineato le potenzialità che apre per il futuro: “Il corso di ristorazione per me è una possibilità di imparare un mestiere e la possibilità di trovare un lavoro“, “un lavoro per il futuro“.
Sollecitati ad individuare la loro eccellenza appresa nel percorso formativo, i ragazzi hanno sottolineato sia le competenze tecniche sia quelle comportamentali. Sul versante tecnico, alcuni hanno dichiarato che la cosa che gli riesce meglio è fare “la pizza” o “la pasta fresca”: sul versante delle competenze comportamentali, hanno sostenuto che la cosa che gli riesce meglio è: “la collaborazione perché per me la ristorazione non è solo cucina ma anche sapersi relazionare con i compagni di lavoro”; “eseguire gli ordini e i consigli dello chef”.
Particolarmente interessante è stato esplorare l’orizzonte di senso che i ragazzi attribuiscono alla loro partecipazione all’avvio dell’Osteria Brigata del Pratello. La maggior parte si sofferma sulle ricadute personali di tale partecipazione: “una possibilità per imparare un mestiere“, “per me è una nuova esperienza“, “è una possibilità di stare a contatto con la gente e passare del tempo a fare ciò che ti piace in cucina“. Un ragazzo però intravede un significato più ampio, sia per l’IPM sia per i ragazzi e afferma: “Un grande passo per l’istituto perché il progetto ristorante all’interno di un carcere non è una cosa che si vede tutti i giorni e credo che stare a contatto con la gente possa far capire ai ragazzi come è veramente l’ambito del lavoro“.
La prospettiva di essere parte attiva di questa nuova iniziativa, si colora di speranze e di timori.
Le speranze sono inerenti al successo personale spesso percepito inestricabilmente legato a quello della stessa iniziativa. La maggior parte, infatti, sostiene che la sua speranza è “di poterci lavorare facendo una bella figura“, o anche “di poter dare al ristorante il mio contributo per la buona riuscita“, o ancora di “poterci lavorare e che il progetto vada a buon fine e faccia successo“. Altri hanno la speranza di “fare un’esperienza che mi possa servire un giorno“.
Anche se non tutti i ragazzi si spingono ad ammettere di avere delle apprensioni o dei timori nell’affrontare questa nuova iniziativa, coloro che li ammettono, li descrivono in modo quasi identico: “Il rischio di fare brutte figure!“, “La cosa che mi preoccupa rispetto al ristorante dell’IPM è di fare una brutta figura“, “di fare una brutta figura“.
In conclusione, le parole dei ragazzi rivelano un notevole investimento in termini personali – che coinvolge competenze ed emozioni – per garantire il successo dell’iniziativa che si sta per avviare. Questo perché percepiscono l’Osteria formativa Brigata del Pratello come qualcosa di loro, in cui giocano un ruolo da protagonisti, con ricadute sul presente e sul futuro per loro stessi e per l’IPM.